sabato 31 marzo 2012

Lungo il Fiume Frida: particolari












sabato 24 marzo 2012

Diario - 23 marzo 2012

Serra Dolcedorme dalla dorsale nord

Veduta dalla dorsale nord-ovest del Dolcedorme, con lo sfondo del Monte Pollino - foto by Indio; sotto: dai Piani di Pollino lo spettacolare versante nord-ovest del Dolcedorme; 2. verso la cima; 3. un bellissimo pino incontrato lungo la discesa; 4. loricati caratteristici sulle rocce della dorsale ovest; 5. panoramica con il pino secco "segnavia" del crinale nord; 6. un panorama wilderness: il cuore selvaggio del Pollino dove nessun segno d'uomo è visibile; 7. autoscatto sulla cima

Per vari motivi non avevo ancora fatto un'escursione invernale sul Dolcedorme, o meglio non ero ancora salito sul Dolcedorme con la neve. Il versante meridionale della montagna è ripido e roccioso, spesso percorso  dagli appassionati di montagna calabresi. 
Il versante nord è molto più ondulato e facile da "scalare", mentre la difficoltà maggiore é nei tempi di avvicinamento. E'  difficile cioé compiere un'escursione di una sola giornata in un mese dalle giornate molto corte, come può essere ad esempio, quello di  dicembre. L'itinerario della dorsale nord che ho scelto per questa escursione è, a mio avviso,  uno dei più belli in assoluto di tutto il Pollino. Parto molto presto, alle sei sono già a Colle Impiso. Fino ai Piani nulla da dire, il sentiero é solo ostacolato dai giovani faggi piegati ad arco dalla neve, i quali, prima sommersi, ora si rialzeranno lentamente quando i rami della cima si libereranno finalmente dalla neve, che ancora li avvinghia. La neve é abbastanza compatta, anche perché la pista é stata battuta spesso da sciatori ed escursionisti. Arrivato ai Piani, punto subito ai pini che sovrastano il Passo delle Ciavole, arrancando per i pendii. Eccomi alla bella radura che segna l'inizio del crinale nord. Il cielo é nuvoloso: non é il massimo per godere dei paesaggi, ma le nuvole se non altro riparano dalla violenta combinazione di sole e neve. 
Adesso il prossimo obiettivo é raggiungere il pino secco isolato, distinguibile anche da molto lontano: é il vero protagonista dell'itinerario, perché, quando non c'è la neve, vi sbuca lo stretto sentiero che si tiene leggermente al di sotto della linea del crinale e perché con i suoi rami sembra indicare la cima a chi voglia puntarvi direttamente. Intanto il cielo si è liberato dalla cappa di nubi e il sole torna a splendere nel cielo. Mi tengo un po' al di sotto del crinale avanzando nel bosco dei "faggiolini"... d'estate é molto intricato ma con la neve si può procedere agevolmente, anche perché alcuni sono ancora quasi  sommersi. Arrivato al pino segnavia mi libero delle ciaspole, calzo i ramponi e  inizio la salita, puntando alla cima. La neve é qui più compatta, in certi tratti quasi ghiacciata. Il panorama é davvero superbo: sotto di me c'é il cuore wilderness del Pollino. Non si vedono né paesi né strade, ma solo montagne, pianori e foreste: le rocce della dorsale ovest, del Dolcedorme, il Pollino di fronte, i Piani, lontana la Serra di Crispo e per finire, a destra, il versante sud di Serra delle Ciavole, a chiudere in bellezza il quadro (vedi foto panoramiche sotto). Noto anche ad occhio nudo che sulla cima del Pollino c'é gente. Verso mezzogiorno sono in vetta al Dolcedorme.Qualche autoscatto, un po' di cioccolatini come pasto energetico e si riparte. 
Per il ritorno decido di fare una discesa "esplorativa", alla ricerca di nuovi scorci da fotografare: invece di seguire il percorso classico costeggerò  le rocce della dorsale ovest, attraversando una colonia di loricati e poi punterò dritto, per sbucare nei pressi dei grandi pini loricati  che dominano, immersi nell'intrico della faggeta, i  Piani di Pollino. 
Seguire il percorso classico mi costerebbe invece molto più tempo. Fuoripista come questi sono possibili sempre quando c'é la neve: amo il paesaggio invernale della montagna anche per tale motivo... Infatti esso consente di andare in posti che d'estate sarebbero scomodi o anche pericolosi (canaloni di pietrisco, intrico della vegetazione); ma soprattutto l'escursionismo invernale é molto più ecologico: camminando sulla neve non si erode il terreno, non si danneggiano piante e alberi. Non c'è il rischio di incendi, nessuno bivacca accendendo fuochi. E in effetti una decisa azione di controllo sul territorio e di gestione delle attività umane come turismo e pastorizia andrebbe messa in atto soprattutto nei mesi estivi come luglio e agosto. La montagna d'iverno si "difende da sola" e "seleziona" gli escursionisti più motivati, disponibili al sacrificio e alla fatica. Ma lasciamo stare questi discorsi di ecologia e torniamo all'escursionismo. Mi immergo nell'atmosfera selvaggia della colonia di loricati che mi sovrastano e che posso ammirare adesso da vicino: un'altra piccola "scoperta" che immortalo con qualche foto. 
E poi mi immetto nella faggeta, trovando la strada più comoda nell'intrico dei faggi. Senza il rumore dei propri passi qui il silenzio sarebbe "assordante", quasi ostile. Basta interrompere la marcia per un minuto per accorgersi di ciò. 
 Come avevo previsto sbuco tra i grandiosi loricati invasi dai faggiolini: un esempio palpabile dei cambiamenti climatici che hanno interessato il nostro massiccio negli ultimi millenni. I faggi competono con il pino loricato e spesso invadono quello che era probabilmente il loro antico habitat. Ritorno sulle mie tracce: mi aspettano ancora molte ore di marcia. A Colle Impiso incontro una decina di ragazze e ragazzi, molti con le divise del Soccorso Alpino. Mi vedono arrivare solo e stanco. Tra di loro noto Massimo, che conosco: "Solo tu potevi essere...", mi.dice e mi invita a bere con loro un bicchiere di vino. Un buon bicchiere di vino é sempre difficile da rifiutare...

 


venerdì 16 marzo 2012

Diario - 16 marzo 2012


Monte Pollino: tra i canali e le rocce della dorsale ovest

L'ambiente aspro e selvaggio delle rupi del Monte Pollino, foto by Indio; sotto: 1. un passaggio delicato; 2.canalone sud-ovest: pini loricati a strapinbo; 3. autoritratto... del mio scarpone!

L'idea oggi era di fare una variante del canale sud-ovest del Monte Pollino (qualcuno lo ha chiamato "canale nascosto"). Mi avvio verso Gaudolino. La neve è compatta, ghiacciata... ma già è una neve primaverile, sporca.
Nulla in confronto allo splendore di gennaio e febbraio. Incontro un escursionista, gli dico cosa avrei intenzione di fare, dice che mi seguirebbe pure ma non ha la piccozza. Lui si avvia verso il percorso classico per arrivare in cima mentre io mi dirigo nel bosco in direzione dell'imbocco del canalone. Metto subito i ramponi. Ho rispolverato dei vecchi scarponi da alpinismo della Asolo, con lo scafo in plastica: per il trekking sono assolutamente da sconsigliare, ma sui pendii ripidi e ghiacciati sono molto affidabili, per la loro rigidità.  Dopo la salita nel bosco (sempre un po' noiosa) sbuco tra le rocce: sono i primi contrafforti rocciosi della dorsale ovest. Sono andato troppo a destra, forse... cerco di rendermi conto della situazione. A questo punto cambio obiettivo. Mi arrampico un po' sui ripidi pendii ghiacciati ma vedo che sopra di me c'è solo roccia e neve e non mi sento sicuro. L'ambiente è aspro, selvaggio, con pini loricati aggrappati ai dirupi.. sono scorci inediti per me. Poi vedo sotto di me un appetitoso canalino da scalare, ripido, ma che dovrebbe condurre facilmente alla linea della cresta ovest.
C'è anche un passaggio molto delicato, su una roccia, ma superato quello arrivare sulla linea di cresta è presto fatto. Poi affacciandomi scopro un altro canalino, che più sotto non si vedeva... faccio un'altra "scalatina" nell'ultimo tratto e poi continuo in direzione della cima. Il vento, arrivato sopra, è impetuoso... e gelido, nonostante la giornata appaia tranquilla. Decido di ritornare scendendo per bellissimo  il canalone sud-ovest. Arrivato al limitare del bosco ho la sensazione che qualcosa sia cambiato rispetto ad un anno fa... c'è molta più "visibilità", sarà la neve abbondante che ha sommerso e piegato i piccoli faggi... posso ammirare i contrafforti rocciosi del Monte Pollino, più verso nord-ovest dove noto altri canalini ripidissimi che potrebbero essere scalati, ma non senza pericoli e difficoltà. Un ambiente naturale davvero maestoso...




giovedì 1 marzo 2012

Vita da loricati

"Ora maestosi e dritti, ora modellati dalla furia degli elementi, aggrappati ai dirupi rocciosi o ancora secchi e bianchi come fantasmi, o ancora giovani piantine, i loricati creano uno spettacolo suggestivo di vita, morte e rinascita, in cui sembra manifestarsi la forza di una natura ancora selvaggia e primordiale." 
Indio 
foto by Indio