domenica 12 aprile 2009

Il disgelo

alberi allo specchio
foglie secche sulla neve
primi bucaneve accanto ai nevai primaverili
piccoli abeti bianchi
muschio caduto sulla neve
radura fiorita ad Acquatremola torrente nella foresta

Panorama dalla cresta nord

Il bel panorama che si può ammirare dalla cresta nord di Serra Crispo: partendo da sinistra possiamo notare Timpa Falconara, Timpa di San Lorenzo e Timpa di Cassano, immediatamente dietro il Monte Sellaro, Timpa del Principe e Manfriana, Serra delle Ciavole più vicina e a destra della foto la sommità della Serra Crispo...

sabato 11 aprile 2009

Diario - 11 aprile 2009

contemplando il panorama dalla cresta nord del "giardino degli dei"- foto by Indio. sotto: 1. nel regno dell'abete bianco 2. la "pagnotta della provvidenza" 3. cornicioni di neve a Serretta della porticella 4. verso la sommità del Giardino degli Dei
Al Giardino degli Dei - Acquatremola, Serretta Porticella, Serra di Crispo, discesa dalla cresta nord
Con questa escursione sono ritornato dopo soli tre giorni alla Serra di Crispo. Stavolta però mi sono tolto le vesti del "lupo solitario" in quanto ho avuto il piacere di essere accompagnato dagli amici Vincenzo A. compagno delle impegnative escursioni di più giorni di cui ho parlato nel blog , Vincenzo T., e Luigi, che ancora non conoscevo di persona. Oltre ad essere compagni d'escursione, condivido ormai da tempo con questi miei amici le tante avventure e disavventure nella giungla d'asfalto della metropoli, un ambiente che richiede tutt'altro tipo di "cordate". All'inizio volevamo andare a Serra delle Ciavole, ma dato che Vincenzo T. e Luigi non avevano ancora visto le pendici della Serra di Crispo ammantate dalla foresta di faggio e abete bianco, abbiamo optato per un'escursione al "Giardino degli Dei". Lasciamo l'auto prima di Acquatremola, perché la neve ingombra un tratto di strada. Una famigliola, nonni, coniugi e bambini sono stipati in una panda proveniente probabilmente da Terranova, che arrischia a voler superare il tratto innevato, ignorando il nostro consiglio di non proseguire. L'auto, com'era prevedibile, resta bloccata... cerchiamo di aiutarli a spingere e a togliere la neve ma ormai solo un trattore può tirare la povera panda incastrata nella neve. Lasciamo l'imprudente famigliola al suo destino e proseguiamo prendendo la strada forestale per Iannace e arriviamo così al Piano di San Francesco, dove facciamo rifornimento d'acqua alla bella sorgente. Da qui prendiamo il sentiero che attraversa il cuore della foresta, godendo degli scorci stupendi che ci regalano gli anfratti del bosco. Arrivati al Piano di Iannace indossiamo le ciaspole. Da lì arriviamo al Piano di Toscano, e stranamente sulla neve notiamo una pagnotta di un paio di chili, abbandonata là da chissà chi. La pagnotta è morbida e quindi ancora bella fresca e sembra giunta insolitamente qui per mano della provvidenza divina. Dato che "buttare il pane è peccato", come ci insegna la nostra cultura contadina, recuperiamo la pagnotta e ce la portiamo appresso, per consumarla comodamente sulla cima. Guardando il canalone nord-est del Pollino prendo un abbaglio. Ci sono due o tre alpinisti che stanno tentando la scalata, dico io. Ma gli alpinisti sembrano non muoversi mentre passa il tempo. Grazie anche allo zoom della macchina di Luigi notiamo invece che i puntini che somigliano tanto a persone lontane sono in realtà delle rocce, evidentemente scoperte a causa della neve che si è sciolta. Meno male, li stavo già invidiando e subito era sorto il desiderio di raggiungerli per tentare di nuovo la scalata del mitico canalone! Alla Grande Porta contempliamo i maestosi pini loricati, tra i più belli di tutto il parco e poi proseguiamo verso Serretta della Porticella, il bellissimo crinale che si congiunge a Serra Crispo. Qui ammiriamo i crepacci nella neve e i cornicioni sulla ripida crestina, popolata principalmente da monumentali loricati secchi. Ci colleghiamo così alla dorsale di Serra di Crispo e iniziamo a salire. C'è una luce particolarmente bella oggi, ideale per fare fotografie. Arriviamo in cima e ci riposiamo un po', rifocillandoci con alimenti più svariati, dalle scatolette di tonno ai fichi secchi ai piselli in scatola. Prendiamo il nostro pane pasquale piovuto dal cielo grazie alla provvidenza, lo tagliamo a fette e lo distribuiamo tra di noi, durante il convivio alla cima della montagna. Non torniamo per la stessa strada, ma ci dirigiamo verso la cresta nord, che mi preme far vedere ai miei amici per la bellezza del panorama che si gode da qui. La cresta è ripida e procediamo lentamente tra le pietre. Sono stato qui pochi giorni fa ed è curioso come nello stesso posto, con una luce di poco differente, si riescano ad individuare scorci sempre diversi e fare così foto che contengono in sempre qualcosa di novo. "Conosci il giardino di casa e conoscerai il mondo intero", recita un saggio proverbio. La montagna non si finisce mai di scoprire e gli stessi posti in realtà non sono mai gli stessi... Arriviamo al sentiero che porta a Pietra Castello, lo attraversiamo e ci inoltriamo nella foresta, per seguire il valico che conduce al Piano di San Francesco. I pendii sono ripidi e la foresta è intricata, tanto da mettere alla prova le nostre capacità d'orientamento. Vincenzo T. dice giustamente che un'escursione normale non è possibile quando la nostra compagnia si riunisce, perciò è arrivato il momento del "trekking delirante". L'idea era di arrivare al Piano di San Francesco e ricongiungerci alla strada, come nell'escursione di tre giorni fa, ma evidentemente sbaglio l'imbocco del valico, che conduce sotto il piano, per cui non ci resta altro da fare che continuare a scendere dritti senza percorso obbligato fino a sbucare nei pressi di Acquatremola. Poco male, perché attraversiamo altri angoli della foresta selvaggia, circondati nient'altro che da alberi, senza poter vedere dove siamo precisamente, passando in mezzo ad abeti secolari e attraversando torrenti ingrossati dallo sciogliersi della neve, in un'atmosfera quasi fiabesca. Arriviamo finalmente nei pressi di Acquatremola, nella strada forestale che si prende dopo aver attraversato la radura con la fontana. Altri dieci minuti di cammino sull'asfalto e giungiamo finalmente dove abbiamo lasciato l'auto...

giovedì 9 aprile 2009

Diario - 8 aprile 2009

l'autore del blog alla "Timpa del Ladro" - autoscatto. sotto: 1. la foresta di faggio-abete nei pressi di Piano Iannace 2. veduta dalla "Timpa del ladro" 3. loricati monumentali sulla dorsale nord-ovest 4. veduta dalla cresta nord: l'immensa foresta ammanta le pendici di Serra Crispo
La Timpa del Ladro - dorsale nord-ovest di Serra Crispo, discesa dalla cresta nord La "Timpa del Ladro" è il toponimo popolare attribuito alla parte iniziale della dorsale nord-ovest di Serra di Crispo, situata proprio sopra Piano Iannace. Me ne parlava mio padre, che in questo posto andava anche a caccia. La prima volta che andai a Piano Iannace, da ragazzo, mentre ero ancora nel bosco, tra gli alberi notavo via via lo stagliarsi imponente di questa parete rocciosa, che all'epoca mi sembrava davvero imponente. L'escursione di oggi ha avuto come obiettivo proprio la salita della ripida dorsale, l'arrivo sulla sommità di Serra Crispo, e la discesa dalla cresta nord, scalata a dicembre dell'anno scorso. Inoltre in quest'escursione ho inteso (ri)attraversare quegli angoli remoti del regno dell'abete bianco, ovvero del bosco Cugno dell'Acero. Sono ritornato così alle atmosfere incantate di quella che considero la "mia" montagna, quella che ritengo più familiare. Parto un'ora prima dell'alba. Cammino accompagnato dalla sommessa melodia degli uccelli, ancora appollaiati nei cespugli, che annunciano con il canto l'mminente sorgere del sole. Mentre cammino, ancora con la lampada frontale sulla testa, vedo una strana luce sulla stradina. Sarà il riflesso di un sasso, penso. Mi avvicino e noto che la luce s'è spostata nei cespugli sotto la strada, e sta lì immobile. Capisco subito che un animale selvatico, forse una volpe o una faina mi sta osservando, nascosto dietro i cespugli. La luce della lampada si è riflessa nei suoi occhi, che adesso brillano come due piccole lanterne... La primavera è alle porte e nelle foreste di più bassa quota la neve resiste ormai in poche chiazze, più o meno fino alla radura di Piano San Francesco. La foresta è percorsa dal rumore dei ruscelli, sono spuntate le primule e i bucaneve, e si sono creati già quei caratteristici "buchi" nella neve che circondano i tronchi degli alberi. Dal Piano di San Francesco invece di andare dritto proseguo per un sentiero che si dirama a sinistra, in discesa, e che costeggia la strada principale per Iannace. Questo sentiero è molto bello perché attraversa il cuore della foresta di abeti, permettendovi di osservare esemplari maestosi di abete bianco, accanto ai tanti piccoli abeti che adesso crescono proprio sul tracciato del sentiero. Qui indosso le ciaspole perché la neve è ancora alta e si sprofonda. Ma la marcia non è faticosa, in quanto la neve è abbastanza compatta. Arrivato a Piano Iannace, ancora innevato, mi dirigo nel bosco, seguendo il percorso del sentiero che mi porterà verso l'inizio della dorsale nord-ovest.Passo accanto ai caratteristici "monumenti", enormi massi dalle punte aguzze, posti tra gli alberi, nei pressi del Canale Cugno dell'Acero. Ho tolto già le ciaspole perché il terreno si fa sempre più roccioso. Mi congiungo dopo un po' alla base della dorsale e comincio a salire. La dorsale nord-ovest è quasi totalmente libera dalla neve, spazzata via dai venti e disciolta delle alte temperature di questo periodo. Qui non esiste un sentiero, per cui bisogna salire facendosi largo tra le rocce, arrampicandosi facilmente per superare alcuni passaggi. La salita è impegnativa ma non difficile. Arrivo sulla sommità della "Timpa del Ladro", un posto che conosco da tanto tempo, e da qui ammiro la verticale parete rocciosa sulla cui sommità svetta un solitario pino loricato. Nel bosco, proprio qui vicino, c'è una profonda caverna, simile ad un pozzo, che fu utilizzata in passato come nascondiglio dalla banda del brigante Franco. Provai una volta di scendere nella caverna, con una corda, ma non riuscii a posare i piedi e mi ritirai dal tentativo. Non mi dirigo verso la grotta ma in direzione dei monumentali pini loricati delle rocce, posti più in alto. Essi sono proprio quei pini maestosi che si possono notare in lontananza guardando da Piano Iannace. Dopo aver superato questi pendii rocciosi arrivo quasi subito sotto la sommità di Serra Crispo, costeggiando sempre la linea della dorsale. Qui però incontro di nuovo la neve, compatta e scivolosa, per cui indosso i ramponi; non sarebbero indispensabili ma nella marcia in salita mi aiutano a restare in equilibrio sulla neve e quindi a non scivolare. Sono sulla sommità del "Giardino degli Dei" e adesso non mi resta che congiungermi alla cresta nord per scendere dalla montagna. La cresta nord è ripida e formata da lastroni di roccia compatta. A dicembre dell'anno appena trascorso è stato divertente scalarla in salita, superando i tratti di neve ghiacciata. Anche qui la neve è stata quasi spazzata del tutto dal vento, perciò ormai racchette e ramponi non servono più. Scendendo lungo la cresta si può ammirare uno scenaio superbo: sotto ai miei piedi si estende l'immensa foresta di faggio-abete bianco, da cui spuntano le rocce di Pietra Castello; il panorama spazia a sud tra Timpa di San Lorenzo, Manfriana e Serra delle Ciavole, mentre a nord si stagliano le lontane sagome del Monte Alpi e del Sirino... Arrivo al sentiero "Rueping" che conduce a Pietra Castello, lo attraverso e mi inoltro nella foresta, seguendo il valico che mi riporterà al Piano di San Francesco. Qui vado a dissetarmi con l'acqua fresca della vecchia fontana, nascosta dagli alberi. Mentre bevo e riprendo fiato mi fa compagnia un topolino dei boschi, che si aggira sospettoso tra le foglie secche, nei pressi della sorgente...

giovedì 2 aprile 2009

Cani randagi

La cagnetta mi guarda con i suoi occhi stupiti mentre scatto la foto. Gli ho dato dei pezzi di pane e delle ossa. Non riesco a fargli afferrare il pane dalle mie mani. Si avvicina furtiva, timorosa. E' stata abbandonata nel nostro villaggio da qualche mese e adesso ha quattro cuccioli da sfamare. Abbaia chiunque si avvicini alla sua "tana". Sicuramente avrà perduto un bel po' di fiducia nell'essere umano...